"Fase 2" Convivenza e responsabilità
A cura del “Dipartimento Salute e Welfare PD Milano Metropolitana”
LO SCENARIO I numeri ufficiali dei contagiati dal virus Covid-19 in Lombardia e nella Città Metropolitana di Milano descrivono solo parzialmente le dimensioni dell’epidemia in questa regione. Nell’esperienza di un numero significativo di Medici di Medicina Generale a Milano, su una popolazione media di 1.500 assistiti, ogni medico conta almeno una trentina di pazienti con sintomi compatibili con infezione da coronavirus, da seguire quotidianamente, che però non hanno fatto il tampone, e questo conferma l’ipotesi che i dati degli infetti dichiarati ufficialmente sono parecchio sottostimati rispetto al dato reale dell’epidemia in atto.
Perché in Lombardia ci sono più contagiati e più vittime dell’epidemia rispetto alle altre regioni italiane? Tra i tanti motivi possibili un dato può fornire una chiave interpretativa più immediata. Se confrontiamo la Lombardia con il Veneto, regioni confinanti con condizioni ambientali e socioeconomiche simili, la differenza più significativa riguarda la percentuale di pazienti ricoverati che, in Lombardia a Marzo raggiungeva il 47%, mentre in Veneto non arrivava al 22%, mentre a domicilio venivano curati in media il 46% in Lombardia e il 70% in Veneto Questa notevole differenza si riflette sui dati della letalità che in Lombardia è arrivata al 12%, mentre in Veneto si è fermata al 3%.
Questi dati sono una costante sin dall’inizio dell’epidemia e indicano una stretta associazione tra la letalità per Covid-19 e il modello di organizzazione sanitaria con cui si è affrontata la pandemia. Dove esiste un efficiente servizio di assistenza territoriale il sistema reagisce in modo migliore rispetto a dove il modello assistenziale sia prevalentemente ospedale-centrico, come quello lombardo: basta ricordare che in Veneto sono attivi ben nove dipartimenti di Igiene e Sanità pubblica, mentre in Lombardia quelli esistenti sono pochi e sono stati fortemente depotenziati di risorse, strumenti e personale nel corso degli anni.
Quella che ci aspetta sarà quindi, soprattutto in Lombardia, una fase non priva di preoccupazioni. Gli scienziati lo hanno detto in modo chiaro “il virus non se n’è andato e fino all’arrivo del vaccino occorrerà conviverci” Questo significa che molto dipenderà dai nostri comportamenti individuali e dal nostro senso di responsabilità, ma soprattutto che occorre sfruttare tutta l’esperienza accumulata nei giorni più difficili della pandemia e tutto quanto disponiamo sul piano diagnostico per limitare al massimo il rischio di una nuova esplosione di contagi.
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