81 sindaci scrivono a Regione Lombardia: Ora sorveglianza attiva
81 sindaci della Città Metropolitana, civici, di centrosinistra e di centrodestra, ad eccezione di quelli della Lega, firmano un appello rivolto a Regione Lombardia, in cui chiedono un cambio di strategia contro il coronavirus, con l'attivazione della sorveglianza attiva.
Nella lettera i sindaci, da un confronto diretto con i medici di base, denunciano come l’epidemia sia più diffusa di quello che appare dai dati ufficiali. Il numero di contagiati, che comprende i molti cittadini a casa con sintomi riconducibili al COVID19 – coloro che non ricorrono alle cure ospedaliere e né vengono sottoposti a tampone - è dunque molto più alto. Nell'appello viene citata anche la situazione delle persone sottoposte a quarantena, indicata come un aspetto del contagio largamente fuori controllo.
Sulla base di queste valutazioni e prendendo a modello esperienze provenienti dall'estero e quella della Regione Veneto, viene richiesto a Regione Lombardia di attivare la “sorveglianza attiva”, una strategia che prevede di fare i tamponi a tutte le persone con sintomi riconducibili al Covid19, soprattutto quelle a casa ammalate e, in base al risultato, di sottoporre conseguentemente al test i familiari e tutte le persone con le quali queste sono entrate in contatto.
“Chiediamo a Regione Lombardia di cambiare rotta – scrivono i sindaci - di studiare ed attuare con i tecnici delle Aziende sanitarie e gli esperti di epidemiologia una strategia che punti sull’assistenza medica. E di arrivare – si legge nella lettera - alla definizione di un patto per la salute dei lombardi esteso a tutti i soggetti coinvolti che condividono una strategia di azione comune”.
Evidenziando l'assoluta necessità di sottoporre periodicamente al tampone i medici di base e ancor più di dotarli in giusta quantità di tutti gli strumenti indispensabili per poter eseguire in massima sicurezza l’assistenza al domicilio dei pazienti, i Comuni si rendono disponibili a individuare e mettere a disposizione, con il supporto di Regione Lombardia, strutture idonee per ospitare le persone che devono trascorrere il periodo di quarantena e non lo possono fare al loro domicilio.