Errori, mezze verità e bugie. La Giunta lombarda ha fallito e deve andare a casa
Contraddizioni, mezze verità, bugie. Davvero troppe e dal peso tutto politico.
La Lombardia in questi giorni è scossa da continui e imbarazzanti particolari che emergono nella cosiddetta vicenda “camici”, ovvero la fornitura (e il tentativo di trasformarla in donazione) di 75mila pezzi di abbigliamento sanitario da parte di Dama spa, azienda del cognato del Presidente Fontana, alla Regione. Particolari che gettano ombre su una faccenda fin troppo opaca dall’inizio, nella quale sta venendo a galla come il governatore della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, abbia avuto un ruolo attivo.
Insomma, la nostra Regione è di nuovo al centro dei titoli di tutti i giornali. E purtroppo, non per l’abnegazione dei suoi medici, infermieri e di tutto il personale socio-sanitario che hanno combattuto – spesso a mani nude – una battaglia eroica.
Per mesi, a fare notizia sono stati i freddi numeri, per giorni e giorni in crescita, tragico carosello di vite spezzate. Troppe, nella regione che ha pagato in Italia il prezzo più alto di questa terribile emergenza. Un prezzo dovuto, senz’altro come abbiamo tante volte denunciato, all’incapacità e all’incompetenza di una giunta che – dopo tanti conclamati errori – non ha avuto il coraggio né il buon gusto di chiedere scusa. Al contrario, è andata avanti con un’arroganza senza pari a dichiarare ai giornali, alla radio, alla tv di non aver sbagliato nulla. E per giunta di dormire sonni tranquilli.
Ma adesso basta. In un groviglio di bugie e affari di famiglia davvero difficile da sbrogliare, una sola cosa emerge con chiarezza. E sono le menzogne del Presidente Fontana. Il Governatore ha mentito ai lombardi, ha mentito a tutti noi. Le sue affermazioni vacillano, anzi vengono smentite dai fatti o da lui stesso a distanza di ore o pochi giorni. La prima riguarda la sua presunta estraneità rispetto alla faccenda dei camici (il 7 giugno dichiara di non saperne nulla), la seconda quando afferma che si è trattato di una donazione.
Il servizio sanitario lombardo, purtroppo, non ha retto l’urto della pandemia, che ha messo in luce tutti i limiti di un “modello” ereditato dalla riforma Maroni e rilanciato dall’attuale maggioranza – che ha sacrificato la medicina territoriale in favore di una iper-ospedalizzazione -. Limiti ed errori che abbiamo denunciato, dalla sciagurata delibera dell’8 marzo sulle RSA con la quale sono stati trasferiti i malati Covid nelle case di cura, all’abbandono che hanno subìto medici di base e sindaci in prima linea, additati quando cercavano soluzioni.